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Azienda Agricola Filì di Buscemi Viviana

AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA FILÌ DI BUSCEMI VIVIANA
L’azienda agricola biologica Filì di Buscemi Viviana ha il proprio centro aziendale ad Agrigento, con terreni gestiti all’interno della Valle dei Templi e nel comune di Burgio (AG). Produce diverse varietà di agrumi, frutta fresca ed erbe aromatiche. Inoltre, opera con un laboratorio per la trasformazione nel quale produce marmellate, confetture e succhi di frutta, tutti rigorosamente biologici. Rivolge la produzione aziendale prevalentemente al mercato nazionale ed estero.

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AGRIGENTO
Nella mitologia, Agrigento fu fondata da Dedalo e da suo figlio Icaro dopo la fuga da Creta, ma le testimonianze storiche riportano che la città-stato o polis fu fondata circa nel 580 A.C. da coloni di Rodi e Creta, i quali un secolo prima avevano fondato la vicina città di Gela. Il primo sovrano degno di nota fu Falaride (ca. 570-549 A.C.) che estese l'influenza della città ai territori vicini e costruì la spettacolare cinta muraria. Il tiranno divenne famoso nelle leggende per il suo approccio innovativo alle esecuzioni. I condannati venivano rinchiusi all'interno di un enorme toro in bronzo, scaldato con il fuoco. Falaride si divertiva nel sentire le urla provenienti dall'interno della statua dell'animale, che sembrava muggire di rabbia. Un periodo simile di dominio territoriale ebbe luogo sotto il regno di un altro tiranno Terone (ca. 489-473 A.C.), ricordato come un sovrano giusto e un mecenate. Alleandosi con Siracusa contro Cartagine, la città prosperò in seguito alla battaglia di Imera nel 480 A.C., pur dovendo affrontare un importante battaglia con Gerone il tiranno di Siracusa nel 472 A.C. circa. Da quel momento in poi, la città divenne conosciuta per le sue meraviglie architettoniche, in particolare i suoi ampi templi dorici costruiti in arenaria. Era famosa a tal punto che Pindaro in un'ode dedicata al vincitore di un'Olimpiade, scrisse: “Akragas, la città più bella mai costruita dai mortali.” Diodoro descrisse la città come una delle più ricche del mondo greco, e il famoso filosofo ed esperto di medicina Empedocle (ca. 492-432 A.C.), originario della città, riferendosi agli abitanti di Agrigento e al loro modo di vivere disse queste famose parole: “… fanno festa come se dovessero morire domani, e costruiscono come se dovessero vivere per sempre.”
Agrigento restò neutrale nella guerra tra Atene e Siracusa nel 413 A.C., ma fu comunque attaccata e messa sotto assedio per sette mesi, dopo i quali fu distrutta dalle truppe Cartaginesi nel 406 A.C., come vendetta per la sconfitta di Imera nel 480 A.C. Dopo il saccheggio da parte dei Cartaginesi, nel 406 a.C., seguì un periodo di decadenza della città, che comunque fu ricostruita. La città si rimise in sesto e divenne un importane insediamento ellenistico, ma fu di nuovo saccheggiata nel 262 A.C. e nel 210 A.C. dai Romani. Tuttavia, i nuovi dominatori assicurarono un periodo di prosperità per Agrigento. L'area romano-ellenistica, costruita partendo da una griglia di base con sei strade principali che dividevano la città in settori, è giunta fino ai giorni nostri. Ville con affreschi e mosaici testimoniano la ricchezza di alcuni degli abitanti. La città continuò a prosperare anche nell'era Bizantina, di cui sono visibili ancora oggi le distintive tombe semicircolari intagliate nell'arenaria.


LA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
La Valle dei Templi è un parco archeologico caratterizzato dall'eccezionale stato di conservazione e da una serie di importanti templi dorici del periodo ellenico.
Dal 1997 l'intera zona è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità redatta dall'UNESCO. È considerata un'ambita meta turistica, oltre ad essere il simbolo della città e uno dei principali di tutta l'isola. Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è uno dei siti archeologici più grandi del Mediterraneo.
L'espansionismo militare di Akragas ebbe particolare impulso al tempo del tiranno Terone (488-473 a.C.) e della vittoria sui Cartaginesi. Seguì un periodo di rivalità con Siracusa. I grandi templi, costruiti nel V secolo, testimoniano comunque la prosperità della città.
La Valle dei Templi è caratterizzata dai resti di ben undici templi in ordine dorico, tre santuari, una grande concentrazione di necropoli (Montelusa; Mosè; Pezzino; necropoli romana e tomba di Terone; paleocristiana; Acrosoli); opere idrauliche (giardino della Kolymbetra e gli Ipogei); fortificazioni; parte di un quartiere ellenistico romano costruito su pianta greca; due importanti luoghi di riunione: l'Agorà inferiore (non lontano dai resti del tempio di Zeus Olimpio) e l'Agorà superiore (che si trova all'interno del complesso museale); un Olympeion e un Bouleuterion (sala del consiglio) di epoca romana su pianta greca. Le denominazioni dei templi e le relative identificazioni, tranne quella dell'Olympeion, si presumono essere pure speculazioni umanistiche, che sono però rimaste nell'uso comune. I Templi principali:
Tempio di Hera Lacinia, o tempio di Giunone, fu costruito nel V secolo a.C. e incendiato nel 406 dai Cartaginesi. Era il tempio in cui di solito si celebravano le nozze.
Tempio della Concordia, il cui nome deriva da un'iscrizione latina ritrovata nelle vicinanze dello stesso tempio, costruito anch'esso nel V secolo a.C. Attualmente è con ogni probabilità quello meglio conservato, grazie anche alla circostanza che fu trasformato in tempio cristiano nel VI secolo d.C.
Tempio di Eracle, o tempio di Ercole, il cui culto era molto importante nell'antica Akragas. Si tratta di una delle costruzioni più antiche. Distrutto da un terremoto, oggi restano in piedi otto colonne.
Tempio di Zeus Olimpio, edificato dopo la vittoria di Himera sui Cartaginesi (480-479) per onorare Zeus. Era il tempio più grande di tutto l'occidente antico e unico nell'architettura del suo genere. Era caratterizzato dalla presenza dei telamoni, immense sculture alte sette metri e mezzo, raffigurazioni di Atlante che sorregge la volta celeste. Una copia di queste si trova nel sito, mentre l'unico originale, il Telamone dell'Olympeion, insieme ai resti di altri tre, si trova al museo archeologico di Agrigento.
Tempio dei Dioscuri o tempio di Castore e Polluce. In realtà il tempio sorge all'interno del santuario delle divinità ctonie ed è quindi probabile che sia stato edificato in onore delle divinità della terra (Demetra, Persefone, Dioniso) e non dei Dioscuri.
Tempio di Efesto o tempio di Vulcano.
Tempio di Atena. Costruito lontano dalla valle vera e propria. Si trova nel centro storico della città di Agrigento. Sulla base del tempio sorge oggi la chiesa medievale di Santa Maria dei Greci.
Tempio L, costruzione completamente distrutta già in epoca classica.
Tempio di Asclepio, o tempio di Esculapio, facente parte di un santuario extraurbano costruito lontano dalle mura delle città, luogo di pellegrinaggio dei malati in ricerca di guarigione.
Tempio di Demetra e santuario rupestre di Demetra. Il tempio sorge nella parte orientale della città, sul fianco del pendio con cui si conclude la Rupe Atenea nella valle del fiume Akragas. Dal terrazzo del tempio di Demetra, attraverso una scalinata incavata nella roccia, si giunge al sottostante santuario completamente scavato all'interno della collina.
Tempio di Iside. Si trova all'interno del complesso museale di San Nicola.
La valle dei Templi inoltre ospita la cosiddetta tomba di Terone, un monumento di tufo di notevoli dimensioni a forma piramidale, che si pensa eretto per ricordare i caduti della Seconda guerra punica.

CATTEDRALE DI SAN GERLANDO
Il Duomo si trova nella parte più alta occidentale della collina di Girgenti. fu più volte ricostruita tra i secoli XII e XI secolo. Venne costruita, originariamente dal Vescovo di Girgenti, Gerlando di Besançon, cugino del conte Ruggero il Normanno, nel 1094 pochi anni dopo la conquista normanna della città avvenuta nel 1087, ma già nel 1244 fu distrutta in parte a causa di un crollo dovuto ad una frana del costone occidentale. Consacrata originariamente alla Madonna Assunta titolo storico della Cattedrale agrigentina, venne dedicata a San Gerlando nel 1305, quando la chiesa fu ricostruita dal vescovo Bertoldo de Labro. Nel corso dei secoli la cattedrale ha subito nuovi danni a seguito di un terremoto del 1693 e della frana del 1745. Nell’insieme, quindi, la Cattedrale presenta diverse sovrapposizioni di stile, mantenendo la sua imponente mole costituita dalla grande torre campanaria accanto alla facciata della Chiesa. La Torre Campanaria fu costruita dal Canonico Giovanni Montaperto nel 1470. La cattedrale conserva moltissime opere tra le quali: tela del Martirio di Sant’Erasmo, tela della Madonna del Rosario e anime Purganti, Urna di San Felice Martire, tela dell’Immacolata, Scultura del Compianto, Cappella di San Gerlando con statua del Santo e monumento sepolcrale del Vescovo Francesco Traina, Cappella con Urna argentea contenente i resti di San Gerlando, cappella di San Bartolomeo, cappella della Madonna con statua della Madonna col bambino e tabernacolo e tela della Nascita della Vergine, affresco del Paradiso, cappella dedicata al Santissimo Crocifisso, cappella De Marinis con due Sarcofaghi e scultura della madonna col Bambino, Cappella del redentore, Monumento funereo del vescovo Lucchesi Palli, Monumento funebre del vescovo Francesco Gisulfo, Monumento funereo del vescovo Lanza, dipinto della madonna col bambino, Monumento funereo del vescovo Colonna Branciforti, Monumento funebre di Lo jacono, Monumento funebre di La Pegna, dipinto di San Pietro che ordina San Libertino, Monumento finebre del Vescovo Gioeni, Soffitti Lignei.

TEATRO LUIGI PIRANDELLO DI AGRIGENTO
Il Teatro Luigi Pirandello è stato costruito nel 1870 dall'ingegnere Dionisio Sciascia e dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile. Durante i lavori, a causa di alcune controversie tra costruttori ed amministratori, i quali affermavano che l'arco armonico fosse riuscito sordo, fu chiamato come consulente l'architetto Giovan Battista Filippo Basile, disegnatore - progettista del teatro Massimo di Palermo. Nel 1880 il teatro fu aperto al pubblico. Il 12 gennaio del 1881, durante una visita ad Agrigento della Regina Margherita, le autorità municipali decisero di dare il nome della sovrana al teatro, che prese quindi il nome di "Regina Margherita". Durante la Seconda guerra mondiale il teatro fu adibito a sala di proiezioni cinematografiche.
Nel 1946 venne costituito il Comitato per le Celebrazioni Pirandelliane per il decennale della morte del drammaturgo Luigi Pirandello. Nel dicembre dello stesso anno il consiglio comunale di Agrigento deliberò che il teatro rinnovasse il nome in quello di "Luigi Pirandello". Nel 1953 al teatro Pirandello approdarono riviste famose: Renato Rascel con Attanasio cavallo vanesio, Carlo Croccolo con Rinaldo in campo e Tino Scotti con Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni.
Vi si accede attraverso l'atrio di Palazzo dei Giganti, sede del Comune di Agrigento, naturale prosecuzione della Piazza Pirandello. Il prospetto su due livelli, in perfetto stile neoclassico, si caratterizza per tre coppie di colonne in stile ionico, poste ai lati di tre ampie vetrate, mentre nella parte più alta si distinguono sei bassorilievi a medaglione raffiguranti altrettanti autori dell'arte teatrale. Il primo livello, invece, presenta un porticato ad arco con al centro lo stemma della città: i tre giganti che sorreggono le tre torri medievali del colle. Nell'atrio è possibile notare due lapidi marmoree dedicate rispettivamente al cinquantenario della morte del drammaturgo agrigentino Luigi Pirandello, premio nobel per la letteratura, ed alla intitolazione del teatro proprio al celebre autore noto in tutto il mondo. Una terza targa in bronzo, invece, raffigura in bassorilievo Dante Alighieri, padre della lingua italiana ed autore della Divina Commedia, con alle spalle il pino di Pirandello, a volere significare una simbolica continuità tra i due esponenti della letteratura italiana.
Nell'interno, il teatro fu decorato da pittori tra i più noti dell'Ottocento, tra cui i milanesi Giuseppe Belloni, Luigi Sacco, Antonio Tavella, i quali dipinsero il soffitto e il frontale dei palchi. Una delle decorazioni più significative del teatro era certamente il sipario, rappresentante il valoroso atleta akragantino Esseneto che ritorna vincitore da Elea e dipinto dal pittore messinese Luigi Queriau. L'opera andò perduta o distrutta durante il lungo periodo di chiusura. Nel 2007 il produttore agrigentino Francesco Bellomo ha donato un nuovo sipario, realizzato con le stesse tecniche dell'epoca, che riproduce l'affresco originale.
Nel foyer del teatro sono esposti il busto di Zeus, anticamente posto nella Villa Garibaldi, il busto dedicato a Luigi Filippo, quello di Luigi Pirandello e numerose targhe, tra le quali quelle testimonianti la decisione del senato agrigentino di edificare il teatro e quella di intitolarlo alla Regina Margherita. Altre targhe ricordano l'intitolazione del foyer all'attore agrigentino Montalbano, la riapertura del teatro alla presenza di Oscar Luigi Scalfaro e la restituzione dell'antico sipario la vittoria di Esseneto.