Valore 1: 4,5
Punteggio: 5,0
Sostenibilità: 4,0
Azienda Agricola Golden Grapes di Brucculeri Dario

AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA GOLDEN GRAPES DI DARIO BRUCCULERI
L’azienda della famiglia Brucculeri, nasce nel 1990 grazie all’idea del signor Brucculeri Luigi. Situata in Sicilia esattamente nel territorio di Naro (in provincia di Agrigento), designata principalmente alla produzione di uva da tavola, ed in quantità inferiore di altri prodotti agricoli come diversa frutta di qualità. All’inizio l’azienda agricola produceva 6 quintali circa di uva Italia su una superfice di terreno di 6 ettari. Nell’arco dei 2 anni successivi l’azienda ha ampliato il suo territorio di coltivazione, passando inoltre da un metodo di coltivazione tradizionale ad un metodo di coltivazione Biologica. Nel 1993 inizia anche con il metodo Biodinamico di coltivazione della terra. Oggi l’azienda Golden grapes si estende su una superfice di circa 30 ettari di terreno. Le produzioni principali sono: Uva (con e senza semi), Pesche, Pere, Ciliegie, Prugne e Albicocche. Commercializza con tutta l’Europa e con la Svizzera. In diversi anni d’esperienza nel settore agricolo Golden grapes è riuscita a specializzarsi nelle diverse tecniche del biologico e del biodinamico, nella sicurezza alimentare e sull’uso delle energie rinnovabili, tenendo sempre in considerazione l’ambiente ed i consumatori. Infatti, per questa ragione l’impresa durante le sue attività passate è riuscita a creare un nuovo metodo di protezione dell’uva, chiamato “insacchettamento”. Questo metodo opera il seguente processo: nei primi 10 giorni di Giugno ad ogni singolo grappolo d’uva viene inserito un sacchetto, che resterà sino al momento della raccolta. Dalle successive analisi del prodotto si è notato un miglioramento delle caratteristiche organolettiche dell’uva, adducendo al frutto Golden grapes un più alto grado d’igiene e di naturalezza

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NARO
Nella zona orientale del territorio agrigentino, a 25 km dal capoluogo sorge Naro, città di 6.987 abitanti, che ha avuto grande impulso architettonico con il Barocco e le cui testimonianze artistiche presenti oggi in città la collocano tra le più interessanti città barocche dell'isola. Possiede un ricco e poliedrico sedimento archeologico, architettonico e artistico che racconta di un passato lontano e prestigioso. Per la posizione strategica e la fertilità del suo vasto territorio, fin dai tempi più antichi, Naro attirò l’interesse di molti popoli. Di origine preistorica, conserva i resti di una necropoli greca e di catacombe paleo-cristiane. Protagonista e testimone dell’evoluzione storica della Sicilia, fu fondata dagli Arabi che la chiamarono Naro, da Nahar = Fiamma, ed eressero il castello sui ruderi di una precedente fortezza. Nel 1086, dopo un lungo assedio, venne conquistata da Ruggero il Normanno il quale, allontanati gli Arabi, fortificò il castello e fece edificare il Duomo. Federico II nel 1233 attribuì a Naro l’appellativo di “Fulgentissima” con il quale ancora oggi viene ricordata e identificata. Durante il Medioevo la città attraversò un periodo di floridezza politica ed economica e fu un centro di riconosciuta importanza. Ancora oggi Naro si fa ammirare per i numerosi e interessanti monumenti civili e religiosi di stile gotico siciliano che ornano il suo territorio e lo valorizzano. Ricca di storia, di arte, di bellezze naturali e paesaggistiche, la città raggiunse il suo massimo splendore durante il XVII secolo, in concomitanza con la diffusione dell’arte barocca. E fu durante tale periodo che si arricchì di imponenti monumenti che riflettono lo stile, il gusto e lo spirito dell’epoca. Regina del barocco in provincia di Agrigento, Naro svela ai suoi visitatori, con orgoglio e generosità, la presenza di percorsi turistici complementari e di singolare suggestione.

CASTELLO CHIARAMONTANO DI NARO
Il castello Chiaramontano di Naro fu costruito nel XIV secolo rimaneggiando un preesistente fortino arabo. Fu dimora del re Federico III d'Aragona che proprio dal castello di Naro emanò i 21 capitoli del regno, riguardanti il buon governo delle terre e città del Regno di Trinacria, datati da Naro ed inviati ai sudditi, gli studiosi sono incerti sull'anno di promulgazione di tale documento che viene individuato da alcuni nel 1309 e da altri nel 1324. Nel 1330 lo stesso Federico III d'Aragona fece costruire l'ampia torre quadrata, sul lato occidentale della quale è scolpito lo stemma della famiglia Aragona. Nel 1398 ospitò il re Martino il Giovane e la regina Maria, quando vennero edificati a Naro il convento e la chiesa del S.S. Salvatore. Dal 1401 la sua castellania è detenuta da Lopez Leon. Il portale d'ingresso, situato ad occidente risale alla fine del Quattrocento.
Il Castello di Naro è collocato alla sommità del rilievo su cui è sviluppato l'omonimo abitato. A poca distanza si trovano altre due emergenze monumentali: i resti della chiesetta di Sant'Antonio e la vecchia chiesa madre. Il castello presenta pianta irregolare quadrangolare con vasta corte interna sotto la quale è scavata una grande cisterna. Una grande torre quadrata sorge sull'angolo est; sull'angolo sud si trova una torre semicilindrica che non supera attualmente in altezza le mura di cinta, cui è raccordata dal cammino di ronda. Sull'esterno della grande torre quadrata, lato ovest è murato lo scudo aragonese. Un'altra piccola torre di altezza pari a quella della cortina fiancheggia il portale d'accesso. Fra le due torri principali, parallelamente al muro di cinta sud cui è addossato, si sviluppa un vasto corpo di fabbrica diviso in due piani e tramezzato all'interno in diversi ambienti. La sala principale è coperta da volta a botte a sesto acuto, rinforzata (forse posteriormente) da arcone mediano trasverso pure a sesto acuto che si imposta su due pilastri semicilindrici con base semiottagonale e capitello a motivi floreali. Una scala inserita negli spessori murari porta dal salone alla terrazza merlata. Dal primo piano del corpo edilizio meridionale si accede alla sala del piano nobile della torre attraverso un arco ogivale con ghiera interna a bastoni a zig-zag. La sala prendeva luce ed aria da due grandi bifore archiacute oggi tompagnate.

SANTUARIO DI SAN CALOGERO
Il santuario di San Calogero è un luogo di culto cattolico sito a Naro, venne edificato nel 1599 al di sopra della "grotta" di san Calogero, dove la tradizione vuole che il santo nero abbia dimorato per una parte della sua vita. La facciata, più volte ripresa, ha aspetto barocco. L'ultimo rinnovo risale al 1954. L'interno è ad unica navata e conserva diversi dipinti fra i quali alcuni raffigurano san Francesco, la Pietà e san Lorenzo Giustiniani. La chiesa di San Calogero, quella che oggi noi conosciamo, fu edificata nel 1599 ma già esisteva una chiesa nel 1088 come riferisce il sacerdote Paolo da Naro. Dal santuario, scendendo delle scale, è possibile accedere alla cosiddetta grotta di San Calogero, una cappella all'interno della quale è conservata, sopra l'altare principale, la statua del Santo nero realizzata da F. Frazzatta nel 1556, e completata dopo la sua morte dalla figlia. All'interno della cappella è sepolto il corpo della venerabile suor Serafina Pulcella Lucchesi, nobile narese alla quale, secondo la leggenda, il santo apparve in sogno durante la pestilenza che nel '600 colpì la città per annunciarle che per sua grazia la peste sarebbe presso cessata. Nella parte sinistra della cappella si trova la vera e propria grotta dove il santo abitò durante la sua vita, al suo interno si trova un affresco raffigurante il santo inginocchiato in preghiera oltre ad una copiosa quantità di ex voto lasciati dai fedeli nel corso degli anni.
IL LATTE FRITTO DI NARO
Il latte fritto narese, un dolce semplice ma gustosissimo, non è caratterizzato da dosi precise ma ognuno lo prepara “ad occhio”, mettendo il latte sul fuoco con dentro due cucchiai di zucchero, cannella e buccia di limone grattugiato. Quando comincia ad alzare il bollore, si aggiunge la farina gradualmente mescolando con un cucchiaio di legno. Il latte fritto viene preparato principalmente durante il periodo di Carnevale. Si pensa sia stato portato qui dagli spagnoli che, durante i loro numerosi viaggi e dominazioni hanno influenzato non solo gli usi e costumi dell’isola ma anche la sua gastronomia.