Una biodiversità inaspettata. Finora sono 150 le specie vegetali spontanee censite. Ma non è da escludere che siano anche più numerose. Nelle sei aziende condotte in biologico che fanno parte del raggruppamento che porta avanti il progetto Biologico A+++ finanziato dalla misura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022 (vedi news), la natura ha fatto il suo corso e ha permesso a molte specie della ricchissima biodiversità siciliana di tornare ad avere il proprio ruolo nel complesso sistema agroecologico aziendale.
Il dato interessante è emerso nel corso del seminario di metà percorso del progetto che si è svolto lo scorso 7 luglio a Caltanissetta in cui è stato enfatizzato l’aspetto “olistico” dell’approccio sperimentale condiviso dal Consorzio Isola Bio Sicilia e da sei aziende agricole che stanno cercando di riattivare quell’equilibrio naturale che esisteva nelle campagne prima della cosiddetta “rivoluzione verde” degli anni ’70 del secolo scorso. “Vogliamo riuscire ad esercitare l’agricoltura biologica con semplicità”, ha detto Lillo Alaimo Di Loro, presidente del Consorzio Isola Bio Sicilia che è capofila del progetto Biologico A+++. Una semplicità che si basa sul ricorso a rimedi naturali, più che si può endogeni all’azienda e, soprattutto, sulla conoscenza dei complessi meccanismi di interazione tra microfauna, flora spontanea e specie agricole coltivate.
Un esempio per tutti è quello che riguarda la Dittrichia viscosa (Inula viscosa) esposto dall’agronomo Marco Terrana che ha studiato le interazioni tritrofiche, ovvero quelle composte da piante, fitofagi e nemici naturali che formano un sistema complesso regolato da molte variabili, alcune non del tutto conosciute.
La Dittrichia viscosa (Inula viscosa) è sempre stata usata dagli agricoltori come cicatrizzante (al posto dei cerotti) quando durante i lavori nei campi capita di procurasi piccole ferite. La pianta spontanea (a torto considerata una malerba) ha però una funzione importante perchè attrice di un’interazione tritrofica ormai ben conosciuta in cui funge da pianta ospite. “Gli altri attori – ha spiegato Terrana- sono il Myopites stylata (un piccolo dittero Tefritide galligeno) che è l’insetto fitofago e l’Eupelmus urozonus (imenottero parassitoide della famiglia Eupelmidae) che svolge il ruolo di antagonista”.
“Il Myopites stylata – ha poi continuato l’agronomo di Grotte in provincia di Agrigento – depone le uova all’interno dei fiori dell’Inula viscosa. La larva che se ne sviluppa porta alla formazione di una galla nel fiore della pianta ospite al cui interno – protette e al caldo – le Myopites passano l’inverno. A passare l’inverno al sicuro delle galle, assieme alle Myopites, c’è anche il loro parassita: l’Eupelmus urozonus, un minuscolo imenottero simile a una piccola vespa, che si nutre a spese di tantissimi ditteri dannosi all’agricoltura, colpendo soprattutto le larve. A primavera le galle si aprono e gli Eupelmus che si sono cibati di tutte le Myopites, sfarfallano via, andando a colpire un altro insetto dannoso: la Bactrocera oleae (la mosca dell’olivo). Alle spese di quest’ultimo temibile parassita delle olive, gli Eupelmus compiono circa tre generazioni all’anno che riescono a controllare il diffondersi della mosca olearia”.
Se si potesse applicare questo sistema naturale a tutte le colture da reddito, si raggiungerebbe l’obiettivo traguardato nel progetto Biologico A+++, ovvero quello che gli esperti hanno definito “biodiversità funzionale”. Che tradotto in soldoni significa puntare all’ottimizzazione della produzione delle colture da reddito, cercando allo stesso tempo di mantenere in armonia e in equilibrio l’agroecosistema.
Angela Sciortino
https://greenplanet.net/il-progetto-biologico-a-per-ripristinare-la-biodiversita-funzionale/
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